Albata orientale

Non è un'angusta striscia litorale

questo letto dove noi siamo stesi?

Nulla è certo solo i tuoi alti seni,

vertigine che eccede il mio sentire.

 

E questa notte piena di tanti gridi

di bestie che si chiamano e si straziano,

non ci è paurosamente estranea? E ciò

che fuori spunta lento e ha come nome giorno,

non ci è quanto la notte incomprensibile?

 

Chiudere ci dovremmo uno nell'altro

come al centro de petali lo stame:

tanta è la dismisura ovunque, immensa,

che si accumula e su di noi si avventa.

 

Ma mentre l'uno all'altro ci stringiamo

per non vedere, ciò che da ogni parte ci minaccia

può venir da te, da me: perchè si nutrono

le nostre anime di tradimento.

 

 

Se dotta

Se dotta

Lan guente e bea ta

à nima

del dotto a favellar com piacente

sì diletta, ne bea...

Ultimo sole di Maggio

Le mie mani

nudi rami spogli

si aggrappano lente

all'ultimo sole di Maggio.

Solerti ancelle

dalle esili dita d'avorio

rimano storie

di un tempo che fu.

FOGLIE

luogo: Milano, parco nord

I.

Impiccato, sostenevo le ragioni del mio discorso:

"La malinconia è il mio scultore,
lo scalpello che mi grida statue e pensieri,
il mio big ben ed il mio primo vagito
in versi"

in quel momento appesa con me
Lei batteva, più forte del mio cuore,
il sangue fin dentro le radici del mio sguardo,
linfa dell'albero che mi strozzava il collo,
fin dentro il mio respiro e l'aria bagnata
della pioggia battente attorno.

Tutto pulsava.

L'alito di un bacio

 

Amore e' un piumone azzurro
con fiocchi di nuvole
sulla distesa brulla dal mio desiderio.

Si sente il grido di un
fiore,
i petali contro la coperta del cielo,
mentre dal como' la luce si fa ombra
ed i sogni nascono nell'utero del letto.

Quando mi sveglio,
disamorato sulle guance fredde dal mattino,
capisco che e' andata via:
l'alito di un bacio lasciato in dono;
la carta regalo raggrinzita,
come il cielo
fra squarci di nuvole e vette,
come il piumone
ai piedi del letto.

Lo zio d'america

 

Marina di Ragusa, ferie estate 2008

È tanto che non lo vedevo,

come uno zio d'america con i doni più belli:

il mare.

al suo arrivo la spiaggia è ai suoi piedi

e le bruciate colline lo guardano,

fingendo a fatica l' interesse

per il più violento Dio.

 

Mi ha portato il sorriso di volti lontani

e una bottiglia con dentro una lettera:

"leggila, quando sarò di nuovo lontano,

sentirai la mia voce,

come da dentro una conchiglia"

 

La sera del suo arrivo rifletto,

non è mai partito.

Lui è semprè lì davanti a me,

signore fra le perle di Singapore, i miei sguardi all'orizzonte

e le scogliere d'Irlanda.

 

Ma allora la sua lettera?

L'ho scritta io adesso con la schiuma dell' emozioni

Sull'increspato azzurro dei pensieri

 

Sono io il mare?

Non credo, sono io ad essere tornato.

 

 

Spesso il male di vivere ho incontrato

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l'incartocciarsi della foglia riarsa,

era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.

 

[da Ossi di seppia, 1925]

Ofelia

I

Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle
La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli...
Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.

Sono più di mille anni che la triste Ofelia
Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.

Il vento le bacia il seno e distende a corolla
I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.

Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;
A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:
Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.

John Everett Millais - Ophelia
John Everett Millais - Ophelia
  

Su di un verso e su una guancia

(questo è un diario di versi, scritto ben 7 anni fa, che ha dato un nome a questo sito)

 

1

 

guancia
giancia

Erano anni che non scrivevo

 

Ad una donna.

L’ultima ha rifiutato una mia poesia,

delle parole non aveva che farsene.

 

Sono dieci anni

che una ragazza non legge

le sue emozioni in me

ed il paesaggio di una ruga

Dentro me

si sorprende.

 

 

mai per mai

"non lo vedrò mai più"
osai quel giorno.
Ma "mai più" è troppo tempo,
è l'infinito.  

la signorina che non teme

poesia un po' tetra e lunghetta, lo ammetto, ma mi è stato detto di iniziare con questa, quindi ;)

 "parlami,
amica eterna
ed eterna nemica.
Ti prego,
dimmi perchè ci cerchi.
Perchè ci porti via.
Via dai nostri letti,
dai nostri cari."

Da Finisterre

PERSONAE SEPARATAE

 

Come la scaglia d'oro che si spicca

dal fondo oscuro e liquefatta cola

sul corridoio dei carrubi ormai

ischeletriti, così pure noi

persone separate per lo sguardo

d'un altro? È poca cosa la parola,

poca cosa lo spazio in questi crudi

noviluni annebbiati: ciò che manca,

e che ci torce il cuore e qui m'attarda

tra gli alberi, ad attenderti, è un perduto

senso, o il fuoco, se vuoi, che a terra stampi,

figure parallele, ombre concordi,

aste di un sol quadrante i nuovi tronchi

delle radure e colmi anche le cave

ceppaie, nido alle formiche. Troppo

straziato è il bosco umano, troppo sorda

quella voce perenne, troppo ansioso

lo squarcio che si sbiocca sui nevati

gioghi di Lunigiana. La tua forma

passò di qui, si riposò sul riano

tra le nasse atterrate, poi si sciolse

come un sospiro, intorno - e ivi non era

l'orror che fiotta, in te la luce ancora

trovava luce, oggi non più che al giorno

primo già annotta.