da "Trieste e una donna" di Umberto Saba

TRIESTE

 

Ho attraversato una cittá.

poi ho salita un´erta,

popolosa in principio, in lá deserta,

chiusa da un muricciolo:

un cantuccio in cui solo

siedo; e mi pare che dove esso termina

termini la cittá.

 

Trieste ha una scontrosa

grazia. Se piace

é come un ragazzaccio aspro e vorace,

con gli occhi azzurri e mani troppo grandi

per regalare un fiore;

come un amore

con gelosia.

Da quest´erta ogni chiesa, ogni sua via

scopro, se mena all'íngombrata spiaggia,

o alla collina cui, sulla sassosa

cima, una casa, lúltima, s´aggrappa.

Intorno

circola ad ogni cosa

un´aria strana, un´aria tormentosa,

l´aria natia.

 

La mia cittá che in ogni parte é viva,

ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita

pensosa e schiva.

 

 

 

LA GATTA

 

La tua gattina è diventata magra.

Altro male non è il suo che d'amore:

male che alle tue cure la consacra.

 

Non provi un'accorata tenerezza?

Non la senti vibrare come un cuore

sotto alla tua carezza?

Ai miei occhi è perfetta

come te questa tua selvagga gatta,

ma come te ragazza

e innamorata, che sempri cercavi,

che senza pace qua e là ti aggiravi,

che tutti dicevano: "E' pazza".

 

E' come te ragazza.

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