Una grande opera riesce a mettere in scena archetipi di umanita' nelle poche pagine di un libro o nei pochi fotogrammi di un film. Nel caso di Martin Eden, film del regista Pietro Marcello, ripreso dall'omonimo romanzo autobiografico di Jack London, si perpetua lo scontro fra privilegiati e reietti, fra classe nobile e popolo, o ancora fra capitalisti e lavorativi, cosi come e' inteso nell 19mo secolo, e dipinto come un conflitto indissolubile che, quando appare risolto, porta invece i segni di una ferita incancrenita.
Pietro Marcello sposta l'ambientazione del romanzo da Londra ad una Napoli che, grazie da un collage di immagini di epoche diverse, in bianco e nero e a colori, sfugge ad una collocazione temporale, e sembra raffigurare l'eterno ritorno delle stagioni della vita, saltando in continuazioni tra gioventu', eta' adulta e vecchiaia. Sono salti temporali e geografici, che permettono al regista di epicizzare e categorizzare meglio caratteri e classi umane.